Le lunghe estati calde. Il cambiamento climatico e il protocollo di Kyoto

Viene di seguito riportata l’introduzione del libro.

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“Allarme, la terra ha la febbre”; “Un grado e mezzo al disastro”; “Vicini al punto di non ritorno”; “In Val Padana come ai Tropici”; “Incendi, alluvioni, frane e uragani inevitabili se il termometro continua a salire”. Titoli così, e molti altri simili, hanno riempito i quotidiani e i settimanali italiani e europei nella lunga estate calda del 2003. E poi, in Francia e in Italia, migliala e mi gliala di morti, soprattutto anziani; le strutture sanitarie pubbliche si sono in fatti trovate impreparate a fronteggiare Fimprevista emergenza climatica.
Imprevista, ma non del tutto imprevedibile, se si tiene conto che era stata preannunciata da quelle che erano già state definite le tré estati più calde del secolo nel 2002, nel 2001 e nel 1998. Il clima sta ovunque cambiando, questo sembra una dato ormai indiscusso.
Meno pacifico è se il cambiamento sia determinato da cause di lungo periodo o da fenomeni contingenti; ancor meno pacifico è se esso dipenda dall’uomo e dal modo di sviluppo avviato con la Rivoluzione industriale, dipendente essenzialmente dai gas – soprattutto anidride carbonica – emessi a seguito dell’utilizzazione di combustibili fossili, i cosidetti gas serra.
Sembra aver superato ogni dubbio la maggior parte degli scienziati e della comunità internazionale: siamo in presenza dei primi significativi effetti del cambiamento climatico provocato dall’attività umana.
Per far fronte a questa emergenza globale fin dalla fine degli anni Ottanta si sono mobilitate le Nazioni Unite. Dopo alcuni anni di studio, di approfondimento e di confronto tra i diversi soggetti coinvolti (gli Stati, le organizzazioni scientifiche, le imprese, le organizzazioni ambientaliste), nel 1992, in occasione del Convegno mondiale di Rio de Janeiro, è stata adottata la Convenzione quadro sul cambiamento climatico (indicata comunemente con il suo acronimo FCCC). La Convenzione è stata ratificata sino ad oggi da oltre 180 Stati, ed è così diventata il trattato internazionale ambientale che ha raccolto il maggior numero di adesioni. Ad essa è seguito, dopo anni di negoziati e di trattative, un accordo più preciso, che ha posto specifici obblighi per contenere il cambiamento climatico a carico dei paesi ricchi e maggiormente sviluppati: il Protocollo di Kyoto. Il Protocollo non è ancora entrato in vigore, non essendo ancora stata raggiunta una delle due condizioni previste: la ratifica da parte di un numero di Stati che totalizzi almeno il 55% delle emissioni globali di gas. Il Protocollo non è stato sottoscritto dagli Stati Uniti, che da soli sono responsabili del 36% delle emissioni dei paesi industrializzati e del 20% delle emissioni su scala globale, ne – nonostante gli impegni ripetutamente assunti dalla Russia, la cui adesione oggi potrebbe far scattare la condizione ancora non verificatasi.
E stato invece ratificato dalTUnione europea e da tutti gli Stati mèmbri del-rUnione.
Di grande importanza è quindi la nona conferenza degli Stati firmatari del la Convenzione (chiamata COP 9), che si terrà in Italia, a Milano, nel dicembre del 2003. Essa permetterà di fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori per Fattuazione del Protocollo di Kyoto, non ancora termalmente operativo e tuttavia già motivo di impegni e investimenti da parte degli Stati che vi hanno aderito (tra cui gli stati delTUnione europea). Permetterà soprattutto di comprendere se vi sono delle possibilità di rendere operativo un accordo che potrebbe essere decisivo per le sorti del clima sulla terra.
Questo volume, dopo aver esposto alcune informazioni di base sugli aspet ti di carattere tecnico-scientifico, offre un panorama del percorso compiuto dalla comunità internazionale a partire dalTinizio degli anni Novanta del secolo scorso per raggiungere Pobiettivo di controllare il clima globale. È un percorso sul quale le informazioni accessibili ai non addetti ai lavori sono carenti nonostante che la stampa e i media dedichino spazi crescenti a questo tema. E’ un percorso denso di negoziati, di successi, di fallimenti, di scontri, i cui momenti emergenti sono stati i due trattati cui abbiamo accennato – la Convenzione quadro del 1992 e il Protocollo di Kyoto del 1997. È un percorso av-viatosi nel segno della protezione dell’ambiente globale, ma ben presto trasformatesi m un impegnativo confronto che si è espanso verso temi diversi e più ampi: il senso e i costi dello sviluppo economico, il futuro delle politiche energetiche sinora seguite, e poi gli aspetti di responsabilità degli Stati più ricchi nei confronti degli altri Stati e nei confronti delle generazioni future.
Per coloro che volessero approfondire i diversi aspetti trattati abbiamo fornito una essenziale e aggiornata bibliografia, in grado di permettere anche un accesso diretto agli atti e ai documenti di cui si tratta. Da ultimo al lettore non potrà sfuggire il massiccio utilizzo di acronimi e/o abbreviazioni (che pure abbiamo cercato di limitare al massimo). E un uso ormai consolidato in sede internazionale, dove le istituzioni intergovernative e i governi abbondano in sigle e riferimenti sintetici. Per facilitare, anche in questo caso la lettura, è stato predisposto un apposito indice.
La nostra speranza è stata quella di rendere partecipe il lettore della grande avventura lanciata dalle Nazioni Unite e dalla comunità internazionale per raggiungere un obiettivo di immensa difficoltà: quello di coinvolgere tutta la comunità internazionale in una impegnativa operazione di responsabilità e di solidarietà quale quella di porre le basi per controllare gli effetti sul clima delle attività umane. Non sappiamo ancora se questa avventura sarà coronata da successo. Ma certamente, essa lascerà un segno profondo nel futuro dei rapporti internazionali tra gli Stati.

Stefano Nespor Ada Lucia De Cesaris

da Le lunghe estati calde. Il cambiamento climatico e il protocollo di Kyoto, Bologna Gedit 2003.