N. 18 inverno 2000

Alle radici della cultura del mondo occidentale

Il magazziniere Gering del Senato cittadino; la vecchia signora Kanzler; la grassa moglie del sarto; la cuoca del signor Mengerdorf; uno straniero; una donna sconosciuta; Baunach, un membro del senato, il cittadino più grasso di Wurzburg; il vecchio fabbro del Tribunale; una vecchia signora; una piccola ragazza, di circa nove anni, la sorella, una ragazza più giovane, e la madre delle due; la figlia del signor Liebler; la figlia del signor Goebel, ritenuta la più bella ragazza di Wurzburg; un ragazzo che conosceva molte lingue straniere; due ragazzi di Munster, entrambi di dodici anni; la piccola figlia di Stepper; la signora che custodiva il passaggio del ponte; una vecchia donna; il figlio del segretario del consiglio comunale; la moglie di Knertz, il macellaio; la bambina del dottor Schultz; una ragazza cieca di otto anni; Schwartz, canonico presso Hach…

Questo è ciò che rimane di un elenco diligentemente conservato presso gli archivi ecclesiastici della città di Wurzburg. Sono indicate le persone condannate al rogo nell’anno 1528 perché accusate di stregoneria, quasi tutte per incontri notturni e clandestini con il demonio.
Sappiamo che nel corso dell’anno furono complessivamente bruciate 140 persone, a gruppi di 4 o 5: 28 pubblici roghi nella piazza del paese, uno ogni quindici giorni.
Un elenco a parte è riservato agli eretici, che erano bruciati separatamente, in occasioni di particolari feste religiose.
Naturalmente, ciò che accadeva a Wurzburg accadeva in ogni piccola o grande città d’Europa, ovunque il potere religioso estendesse il suo controllo.
Tra gli eretici bruciati nell’anno 1528 a Wurzburg vi era anche William Tyndale, accusato dalle gerarchie ecclesiastiche di aver progettato di tradurre in inglese e in tedesco il Nuovo Testamento, al fine di permettere alla gente una diretta lettura dello stesso. Prima di essere bruciato, Tyndale venne mutilato e strozzato.

Due poesie di Vikram Seth

I

Ti vedo sorridere mentre ti parlo al telefono
Tocco i tuoi cappelli vaporosi
Sento l’odore del tuo profumo
Pronto? C’è qualcuno in linea?

II

Dio ama tutti
O ama quelli che lo amano,
O quelli che lo amano e si comportano bene.
O almeno dovrebbe.

Da VIKRAM SETH, All You Who Sleep Tonight, Viking Penguin India, 1997.

Le due Sicilie

I

L’estate è giunta precoce. All’alba torrenti di frutta odorosa invadono la casa.
Lenòr sta abbastanza bene, potrebbe uscire. Ha ricevuto visite nei giorni scorsi: Sanges, Cuoco, Conforti, Pagano, e, tutti i giorni, Gennaro. Ha avuto notizie di Cimarosa che sta a Vienna a godersi il successo del Matrimonio segreto. Chiara la invita insieme a Gennaro e agli altri a trascorrere l’estate nella sua villa di Ercolano.
In agosto tutti spariscono.
“La rivoluzione va bene, ma fa troppo caldo. Rimandiamola all’autunno” ride Chiara.
Ma lassù, in Francia, la rivoluzione continuano a farla.
“Il popolo ha assalito le Tuileries. Ha imprigionato il re. Robespierre ha ottenuto la Convenzione”, informa Gennaro, agitando una copia del Moniteur che gli ha procurato il libraio-tipografo Guaccio, il quale dispone di una rete di contrabbandieri che vengono da Roma, Parma, Milano.
Ma Napoli, Napoli non sa nulla, se ne infischia, osserva lei sempre più stupita, mentre passeggia con Gennaro. Tutto va come sempre.
La città è splendida, fiorita, si diverte. Il mare azzurrissimo, liscio riflette come una specchiera il Vesuvio con il suo pennacchio barocco, la penisola di Sorrento, le case e gli alberi di Castellamare. Sulle spiagge di Santa Lucia, Chiaia, Mergellina, i lazzari nudi s’arrostiscono beati, sonnolenti, avvolti da nuvole odorose di salsedine e d’aglio provenienti dai banchetti ambulanti. Ostricari infaticabili spaccano conchiglie con coltellucci ricurvi. Nella Rotonda di Palazzo, tra i nobili, va di moda il marsala ghiacciato coi biscotti. Chi vuole può farci mettere un fiocco giallo, denso, di panna cremolata.
Non immagina Lenòr che fra non molto vedrà per l’ultima volta Gennaro, dritto, fermo, contratto, un poco tremante. Prima di avvicinarsi al ceppo la guarderà e le sorriderà. Lei gli manderà un bacio, forte, Gennaro mio, non soffrire, ti prego, non soffrire troppo. Poi non ha il coraggio di guardare la mannaia cadere.
Subito dopo, toccherà a lei: sarà impiccata vicino al cappio dal quale ancora penzola il corpo dell’arcivescovo di Vico, Monsignor Natali.

II

Osservò Consalvo Uzeda: “Vostra Eccellenza giudica obbrobriosa l’età nostra, né io penso che tutto vada per il meglio. Ma è certo che il passato pare a volte molto bello solo perché è passato.
Io rammento che nel Sessantuno, appena fatta l’Unità d’Italia, quando lo zio duca fu eletto per la prima volta deputato, mio padre mi disse ‘Vedi: quando c’erano i Viceré, gli Uzeda erano Viceré; ora ci sono i deputati, e lo zio siede in Parlamento’.
Mio padre aveva ragione: un tempo la potenza della nostra famiglia veniva dai Re; ora viene dal popolo, e la differenza è più di nome che di fatto.
Certo, dipendere dal popolo non è piacevole; ma neppure molti di quei Sovrani erano stinchi di stanco.
E un uomo solo che tiene nelle proprie mani le redini del mondo e si considera investito di un potere divino e d’ogni suo capriccio fa legge è più difficile da portare dalla propria parte e da guadagnare alla propria causa che non il gregge umano, numeroso ma per sua natura servile.
Infine, il mutamento è più apparente che reale.
Anche i Viceré di un tempo dovevano comunque propiziarsi la folla; se no, erano semplici ambasciatori, che andavano a reclamare a Madrid.
Certo, una elezione oggi costa quattrini; ma anche il nostro antenato Lopez Ximenes dovette offrire trentamila scudi al Re Ferdinando per essere mantenuto al suo posto.. e fu cacciato via lo stesso. Oggi, almeno, si paga come allora, ma per qualche anno il risultato è garantito.
Certo, tra la Sicilia prima degli anni Sessanta ancora quasi feudale e questa di oggi pare che ci sia un abisso; ma la differenza è tutta esteriore.
Il primo eletto con il suffragio quasi universale non è stato un popolano, né un borghese, e neppure un democratico.
Sono stato io, Consalvo Uzeda principe di Francalanza.

III

I grandi boss della mafia passano la loro vita a casa, la piccola manovalanza passa la vita in strada.
La differenza di grado tra mafiosi e camorristi corrisponde a una diversa presenza sul marciapiede. Punti nevralgici della città, come il bar, la piazza, le sedi dei vari partiti, sono occupati dai gregari che stazionano in attesa di ordini. Man mano che si sale di grado, la presenza esterna diminuisce. Alcuni camorristi già all’età di 18, 19 anni dopo essersi distinti per crudeltà e sprezzo del pericolo non svolgono più la loro attività presso cantieri, ditte o negozi, ma stanno a casa in attesa che qualcuno porti quanto dovuto. Si fanno poi vedere ogni tanto, al bar, in un locale notturno, o nello struscio la domenica.
I boss arrivati non si fanno vedere quasi mai in pubblico. Stanno a casa in zoccoli e tuta da ginnastica, coltivano hobby svariati (pittura, lettura dei classici del pensiero cattolico, filatelia).
Unica eccezione, le pratiche religiose: la messa domenicale li vede sempre in prima fila, omaggiati dai presenti e riveriti dal prete. Naturalmente ingrassano, divengono trasandati, si fanno crescere la barba, così quando vengono catturati tutti si stupiscono della loro sciatteria e della loro bassa volgarità.

*

Gli uffici pubblici delle città del sud sono un giacimento archeologico.
Qualsiasi ufficio è infatti stratificato, e all’esperto è possibile dall’esame degli strati che si sono depositati, abbandonando qua e là impiegati e funzionari, individuare il succedersi degli eventi politici della recente storia d’Italia.
Dall’analisi di un singolo ufficio – mettiamo, un ufficio postale della periferia di una piccola città della Campania – con pazienza e abilità si possono ricostruire gli ultimi venti anni della politica locale, regionale e in parte nazionale.
Prima di tutto, i singoli dipendenti possono essere individuati politicamente dalla loro residenza, dalla città o dal paese o addirittura dalla frazione e dal quartiere dal quale provengono. Dalla data delle assunzioni si risale al politico che ha governato, ai rapporti clientelari, agli scambi di favori tra correnti e tra partiti amici o avversari.
Si può ipotizzare che un grande archeologo della burocrazia italiana possa, fra qualche centinaio d’anni, usando semplicemente le carte rimaste, ricostruire con precisione la politica italiana.
Inoltre, gli impiegati assunti per effetto di una raccomandazione, e cioè la maggior parte, sanno che prima o poi dovranno ricambiare. In attesa di farlo, passano il tempo a sdebitarsi. In occasione di qualsiasi festa, regalano doni agli assessori, al politico, al parlamentare.
E aspettano di poter ricambiare.
Questo fa ovviamente la fortuna dei commercianti e spiega perché in piccoli centri ci siano rigogliosi negozi di pasticceria, gioielleria o pellame. A Natale, questi negozi preparano pacchi meravigliosamente confezionati, di grandezza, consistenza e valore commisurata al grado dell’acquirente e al grado del destinatario.
Ogni assunzione raccomandata ha un immenso indotto e beneficia a cascata anche i meno fortunati: produce lavoro e posti di lavoro non solo nel settore del commercio.
Aumentano infatti le segreterie dei politici, perché servono persone che smistano ringraziamenti, regali, testimonianze; si sviluppano nei dintorni punti di ristoro, tavole calde; si organizzano le agenzie di pony-express, che offrono lavoro saltuario agli emarginati.

VI

L’ultima volta che sono stato al Comando alleato, verso la fine del 1944, con mia grande sorpresa mi hanno conferito un incarico ben definito: indagare sulle intenzioni di un partito politico clandestino che opera in Campania, ed ha la sua base operativa a San Marco dei Cavoti, un paese sui monti del Sannio a una trentina di chilometri da qui.
Ero stato varie volte in precedenza a San Marco: sembra scolpito nel cuore della montagna, un corallo umano, dove la vita di ciascuno e solo e soltanto lotta contro la miseria.
È un paese di pastori con facce da totem, uomini solenni e silenziosi nati in condizioni non molto diverse dalla schiavitù.
Con la benedizione degli Alleati, si sono a tutt’oggi costituiti sessantacinque partiti politici, i quali parteciperanno alla furiosa rissa democratica che prevedibilmente si scatenerà quando verranno indette le elezioni.
Oltre a questi raggruppamenti ufficiali, ci sono molti movimenti non riconosciuti che aspirano a restituire alla Nazione la sua grandezza, e cercano di conquistare adepti con promesse manifestamente impossibili da realizzare. I loro capi sono in gran parte farneticanti, come i separatisti di Lattarullo, che vogliono vestire la gente con tuniche romane, istituire un minimo legale di dieci figli per famiglia.
Ma vi sono movimenti che sono considerati più pericolosi e sinistri e tra essi quello su cui ero stato incaricato di indagare. Si chiama “Forza Italia” e si sospetta di simpatie neofasciste. I miei contatti con Benevento lo liquidano con disprezzo come l’ennesimo fanatico movimento di destra appoggiato dai proprietari terrieri e dalla mafia rurale, in questo caso capeggiata da un latifondista suonato che sostiene di essere la reincarnazione di Giuseppe Garibaldi.
Ad ogni modo, vogliono un rapporto. Sono venuto a sapere che per oggi era in programma un comizio a San Marco, ho chiesto in prestito una jeep ai Canadesi e ci sono andato. Sono partito alle sei e per le otto ero a San Marco.

I brani sono stati tratti nell’ordine da: ENZO STRIANO, Il resto di niente, Rizzoli 1998. Lenòr è Eleonora Pimentel Fonseca, Gennaro è Gennaro di San Cassano, trucidati entrambi, insieme a molti altri, a Napoli nel 1799. FEDERICO DE ROBERTO, I Viceré, (1894), Garzanti 1959. ANTONIO PASCALE, La città distratta, L’ancora, Napoli 1999. Alcuni amici hanno osservato che la stratificazione degli uffici pubblici del Sud si ritrova con poche varianti anche esaminando i docenti in servizio in molte Università del Nord. Infine NORMAN LEWIS, Napoli ’44, Adelphi 1998.

Tre poesie di Yehuda Amichai

I

Quando ero giovane, la gente continuava a dirmi:
Dove pensi di vivere? Quando vivrai nella realtà?
Così mi hanno detto genitori, maestri, amici.
Vivere nella realtà, quasi una condanna.
Che terribile peccato queste povere anime
devono aver commesso
per dover cominciare la loro esistenza
con la condanna alla realtà per la vita.

II

Ci sono giorni in cui ognuno
Dice subito: Io c’ero,
sono pronto a testimoniare
Ero a pochi passi dall’incidente,
Dal luogo dello scoppio della bomba,
dalla crocifissione,
quasi stavo per essere colpito, ferito,
crocifisso anch’io.
Ho visto Cesare accoltellato dai congiurati,
Ho visto cadere la testa di Robespierre,
Ho visto Dio.
E poi, ci sono giorni in cui tutto è un alibi:
non c’ero, non ho sentito, non ho visto niente.
Ho sentito l’esplosione ma ero distante,
ho visto il fumo ma stavo leggendo il giornale
Ho visto Cesare che camminava verso il tempio
ma sono rimasto fuori.
Ho visto Robespierre sul patibolo ma poi sono andato via
Non ho visto Dio, ho dei testimoni.

III

Quando Dio ha impacchettato tutto
E se ne è andato,
ha lasciato solo un libro.
Da allora, gli uomini hanno letto quel libro
Pensando che lo avesse lasciato per loro,
hanno pensato addirittura che lo avesse consegnato a Mosé;
hanno analizzato il libro per capire
dove Dio se ne era andato,
quando sarebbe tornato,
e che cosa voleva veramente dire, lasciando quel libro.
Ma Dio lo ha semplicemente dimenticato.
Il libro dice “Cerca Dio quando lo puoi trovare,
chiamalo quando ti è vicino”.
Ma Dio se ne è andato.

Da YEHUDA AMICHAI, Open Closed Open, la traduzione dall’ ebraico di Chana Bloch e Chana Kornfeld, Harcourt 2000.

Blu

Il colore blu non esiste nell’antichità. In greco, kianeos contraddistingue sia il blu degli occhi che il colore nero dei vestiti che si indossano per un lutto, mentre trasmette un’idea di pallore, ed è associato all’azzurro degli occhi, al verde delle foglie, al giallo del miele. In compenso, il cielo può essere bianco, rosso, nero, a secondo dei sentimenti di chi lo guarda e lo descrive: raramente è azzurro.
Lo stesso può dirsi per la Bibbia, per gli altri testi antichi, e per i Romani. Del blu non si parla praticamente mai: o non c’è, o è così sgradito da non essere menzionato.
Questa visione cromica priva di blu perdura fino a tutto il XII secolo. Anche il mantello della Madonna fino a questa data ha colori variabili, ed è più spesso verde o nero.
La rivoluzione cromica si delinea alla fine del XII secolo: in pochi decenni, si assiste all’affermazione del blu, che sostituisce e respinge ai margini gli altri colori.
La Madonna gotica si veste così di blu, e da allora resterà blu il suo mantello; i re – in particolare il re di Francia – cominciano a vestirsi di blu a partire dal XIII secolo, il blu diviene così il colore tipico dell’aristocrazia, penetrando perfino nel sangue.
In precedenza, i colori dei nobili erano il verde e il rosso: Carlo Magno per esempio si è sempre vestito con questi due colori, mai con vestiti blu; anche il suo sangue era rosso, non blu.
Il blu diviene anche il colore dell’onestà, virtù che per mezzo del colore è così associata alla nobiltà: la nobiltà ha dipinta in volto l’onestà, canta Don Giovanni per sedurre Zerlina.
A partire dal XVI secolo, il rosso è il colore perdente, rifuggito dalle persone per bene. Il rosso è diventato il colore della rivoluzione e dell’antagonismo sociale ed è stato scelto dai Giacobini nella Rivoluzione francese perché esprimeva già da tempo l’esclusione, il rifiuto.

Da una intervista di Natalie Levisalles a Michel Pastoreu, storico dei colori in Liberation 21\10\2000.

Una poesia di Elio Pagliarini

Carla Dondi fu Ambrogio
di anni diciassette, da Parabiago,
primo impiego stenodattilo
all’ombra del Duomo.
Sveglia alle sei, in ufficio alle otto.
Sollecitudine e amore, amore ci vuole al lavoro.
Puntualità, prima di tutto: per essere puntuale,
arrivi sempre in anticipo.
Sia svelta, sorrida e impari le lingue.
Il mondo del lavoro è di chi conosce le lingue.
Le lingue qui dentro le lingue oggigiorno
capisce dove si trova? TRANSOCEAN LIMITED
qui tutto il mondo…
è certo che sarà orgogliosa.
Amore al lavoro è amore all’ambiente.
Perciò Signorina Dondi, noi siamo abbonati
alle Pulizie Generali, due volte
la settimana, ma il direttore, Signor Praték, è molto
esigente – amore al lavoro è amore all’ambiente – così
nello sgabuzzino lei trova la scopa e il piumino:
sarà sua prima cura la mattina
pulire i pavimenti e spolverare le scrivanie.
Brava signorina, il mondo del lavoro la attende.
Colga tutte le opportunità che le offriamo
Noi della Transocean Limited
E questa grande città con il cuore in mano.

Da ELIO PAGLIARINI, Poesie

Indice degli autori pubblicati 1989 – 2000

Adorno, Theodor Wiesengrund 1994 Amichai, Yehuda Inverno 2000 Anderson, Maxwell Estate 1997 Anstel, Arnfrid Estate 2000 Atwood, Margaret 1992 Babel, Isaac Inverno 1999 Barenreiter, Victor Estate 1999 Bassani, Giorgio Inverno 1998 Benjamin Walter 1994 Bigongiari, Piero Estate 1995 Blok, Aleksandr 1993 Borchert, Wolfgang 1994 Borges, Jorge Luis Inverno 1996 Braun, Valerie 1992 Brecht, Bertolt 1989 Broch, Hermann Inverno 1999 Brodsky, Joseph Inverno 1997 Callois, Robert Inverno 1999 Calvino, Italo Estate 1996 Caproni, Giorgio Inverno 1998 Cardenal, Ernesto Estate 1996 Carrillon, Lucifer Pablo 1991 Cendrars, Blaise 1992 Chatwin, Bruce 1993 Cope, Wendy 1994 Coyaud, Silvie 1993 D’Eramo, Marco Estate 1996 D’ors, Miguel Inverno 1999 Diamond, Jared Estate 1995 Durrell, Lawrence 1993 Dylan, Bob Inverno 1996 Eichendorff, Joseph von Estate 1996 Einstein, Albert Estate 1997 Enzensberger, Hans Magnus Inverno 1996 Esenin, Sergej Aleksandrovic Estate 1997 Fedro Estate 1997 Fenton, James Inverno 1995 Filosofo confuciano cinese Estate 1996 Fleites, Alex Estate 1999 Fontane, Theodor Inverno 1995 Forti, Gilberto 1993 Franklin, Benjamin 1991 Fried, Eric 1992 Frost, Robert 1991 Galeano, Eduardo 1993 Garcia Lorca, Federico Inverno 1997 Gary , Romain 1989 Giacosa, A. 1993 Goethe, Wolfgang von 1991 Guillevic, Eugene 1992 Hacking, Ian Estate 2000 Halas, Frantisek 1991 Hassa, Ben Youssef 1993 Heidegger, Martin Inverno 1999 Heine, Heinrich 1989 Inverno 1996 Herbert, Zbgniew 1994 Hikmet, Hazim Estate 1995 Horvàth, Odon von Inverno 1998 Hukley, Aldous 1993 Irving, John Inverno 1995 Jacob, Francois Inverno 1996 Jaspers, Karl 1993 Jay Gould, Stephen 1992 Kadaré, Ismail Inverno 1999 Kavafis, Costantino Inverno 1997 Kennan, F. George 1993 Kraus, Karl Inverno 1999 Kristof, Agota Inverno 1995 Lambert, Jean-Clarence Inverno 1999 Landes, David Inverno 1999 Larbaud, Valery 1994 Levy Strauss, Claude Inverno 1998 Estate 1999 Manguell, Alberto Inverno 1999 Marx, Karl Estate 1997 Monod, Jacques 1990 Muratori, Letizia Estate 2000 Nash, Ogden Estate 1997 Nkruma, William 1992 O’Hara Frank 1990 Pagliarini, Elio Inverno 2000 Parise, Goffredo Inverno 1999 Parker, Dorothy Estate 1999 Pasternàk, Boris 1990 Patino Romero, Franklin Inverno 1999 Prokosch, Frederic Inverno 1995 Racconto popolare russo del secolo XIX Estate 1997 Rossetti, Jorge 1994 Runciman, Steven 1993 Sandburg, Carl 1990 Saramago, José 1994 Scanziani, Piero Inverno 1995 Scott Fitzgerald, Francis Inverno 1997 Seth, Vikram Inverno 2000 Shelly, Percy Bysshe Inverno 1996 Singleton, M. Inverno 1999 Somerset Maugham, William Estate 1996 Strachey, Litton Estate 1995 Striano, Enzo Inverno 2000 Szymborska, Wislava Inverno 1998 Tai Po, Chen Estate 1997 Tiepolo, Jacopo Estate 2000 Weinberg, Steven Inverno 1999 Zaimovic, Karim Inverno 1995 Zweig, Stefan 1991

Crediti

Questo diciottesimo volume dei Testi Infedeli è stato stampato nel dicembre del 2000 in duecentocinquanta copie non numerate e fuori commercio da Marco Capodaglio, in Milano, nella tipografia Cinque Giornate srl.
Come sempre, tutti i testi sono stati liberamente e infedelmente tradotti e talvolta riscritti, anche se spesso è stato rispettato – magari parzialmente – il pensiero dell’autore.
Ringrazio per i consigli Gianfranco Cocco, Maria Inglisa, Marina Nespor, e Gabriella Stansfield.
Il volume non sarà inviato a chi non invia ricevuta per due volte consecutive.
I Testi Infedeli pubblicati dal 1992 possono essere letti nel sito www.nespor.com, progettato, predisposto e curato da Claudia Winkler e Beniamino Nespor.