LOURDES

“L’unico figlio della Pagnottini Pellicciotti, rappresentante i boeri e caramelle, lasciò le uniformi presso la locale tabaccheria-ricevitoria del lottomatic, dove si effettuavano le iscrizioni al pellegrinaggio. Ed è qui, nel retro di detta tabaccheria, che Maria prova i desueti indumenti ospedalieri della vedova di fronte alla nipote della moglie del gestore che la scruta masticando una cicca gusto fragola”.

Ed è nel retro di detta tabaccheria che inizia il viaggio a Lourdes del lettore, insieme a Maria Angulema, accompagnatrice di malati e invalidi, per lo più finti.

Con un linguaggio a metà tra un verbale di un commissariato di polizia e il descrittivismo di fine ottocento, con un uso spregiudicato delle parole e con inaspettate aggettivazioni, Rosa Matteucci offre, in questo suo primo romanzo, un ritratto raccapricciante di Lourdes e della folla di personaggi che frequenta il Centro del Miracolo Mondiale.

Sono personaggi che sembrano usciti da un romanzo picaresco spagnolo, ma che escono invece dalla sterminata periferia italiana di poveracci creduli e praticati, avidi, imbroglioni e profittatori: la Micchelina e la Nazzarena, cugine diabetiche, ingorde e cattive, Samanta col tiacca, fino a figure appena delineate come, per fare solo un nome, Vito Scorciacavalli da Foggia il Barrelliere, macellaio equino, vessillifero della processione al quale nell’alloggio popolare di una zia erano apparsi, proprio come a Ignazio da Loyola, la Vergine e il Bambin Gesù.

Un romanzo da leggere, soprattutto da chi pensa di fare un viaggio a Lourdes.