Elettrosmog

Elettrosmog. Una parola che evoca nel lettore italiano una insieme di impulsi contrastanti: si passa dal timore per gli effetti sulla salute da parte di un fenomeno ancora in parte sconosciuto, all’indifferenza verso questioni che – come ha osservato il Ministro della sanità Veronesi – non rappresentano una priorità per il nostro sistema sanitario, al rifiuto verso scelte legislative determinate da pregiudizi antiscientifici.
Eppure la normativa italiana di protezione dall’inquinamento elettromagnetico costituisce un intervento a livello legislativo estremamente significativo in materia di protezione ambientale sotto vari aspetti, tutti oggetto di esame, di riflessione e di commento da parte degli autori di questo volume.
Prima di tutto, è assai significativo che il dibattito serrato e a volte violento in merito alla utilità e alla opportunità di questa normativa, che ha visto schierati su campi contrapposti ambientalisti e scienziati, si sia verificato dopo l’approvazione della legge e solo allorché si trattava di darne applicazione e non, come ci si sarebbe potuti e dovuti aspettare, prima della sua approvazione.
È questo un dato che, se mai ve ne fosse bisogno (soprattutto dopo la vicenda Di Bella), conferma che il nostro paese continua a soffrire di una congenita e radicata incomunicabilità tra scienza e politica, tra comunità scientifica e rappresentanti della più vasta comunità degli elettori e dei cittadini.
Si tratta di uno squilibrio culturale, bene evidenziato dalle osservazioni di Giovanni Cocco nel suo scritto, che trova la sua espressione in una doppia, istintiva sfiducia: dell’opinione pubblica nei confronti delle affermazioni degli scienziati (ritenuti a priori interessati e di parte), e, per converso, degli scienziati nei confronti di un’opinione pubblica ritenuta a priori immatura e alterata da pregiudizi.
Questo squilibrio, anche sfruttando l’esperienza data dalle vicende che hanno connotato la legge sull’inquinamento elettromagnetico, deve essere quanto prima eliminato al fine di compiere scelte, come osserva Cocco “nel modo più razionale, equilibrato e durevole possibile”, soprattutto in settori che di scelte siffatte hanno un estremo bisogno, quali quelli della tutela dell’ambiente e della tutela della salute collettiva e individuale.
In secondo luogo, la legge oggetto del commento di questo volume pone in primo piano i problemi posti dal principio di precauzione che costituisce uno dei cardini della politica ambientale dell’Unione europea e quindi anche dell’assetto dei principi che governano la tutela dell’ambiente in Italia..
Si tratta di un principio che – come già è stato osservato – offre molte, anche contraddittorie, sfaccettature sia per ciò che concerne la sua definizione, sia per la sua applicazione pratica.
Può trasformarsi in uno strumento di governo della politica ambientale, di miglioramento qualitativo dell’ambiente, e di benessere collettivo, se utilizzato in modo flessibile e ragionevole, ma anche in uno strumento che può produrre danni collettivi se inteso e applicato in modo rigoristico.
Ma – ed è questo un ulteriore aspetto che assume rilievo nella materia dell’inquinamento elettromagnetico – il principio di precauzione, come è stato posto in luce da vari studiosi americani (principalmente Mary Douglas, sulle orme di Aaron Wildawsky) è strettamente collegato con il concetto di rischio, e quindi a un fenomeno non solo oggettivo, ma anche ed eminentemente soggettivo, legato alle percezioni, alla cultura, e alla storia di ciascuno singola comunità con riferimento a determinati fenomeni: ed è qui che entra in campo, e si sovrappone al dato scientifico, la valutazione politica.
Infine, la normativa commentata in questo volume permette utili riflessioni in merito alla ripartizione degli interventi tra centro e periferia – ove il centro è però sempre più spostato, specie dopo le modifiche introdotte ad Amsterdam al Trattato dell’Unione europea, verso Bruxelles, e non verso Roma – per ciò che riguarda la politica ambientale e la tutela della salute.
È il tema si cui si sofferma il contributo di Giorgio Grasso, offrendo una precisa analisi dei vari livelli di competenze e di intervento previsti dalla legge.
Lo specifico pregio del volume risulta quindi proprio il lavoro di inquadramento e di riflessione svolto dagli autori, al fine di collocare la legge sull’elettrosmog nel suo contesto più ampio, e permettere quindi al lettore una comprensione del dato normativo non limitata alla semplice analisi delle disposizioni in esso contenute.