L’uomo più pericoloso della Storia

L’uomo più pericoloso della Storia

di Stefano Nespor

Questa è una storia di un secolo fa. È la storia della benzina addizionata con piombo, la prima, ancora non ben conosciuta, tappa nello scontro tra protezione dell’ambiente e della salute da un lato, interessi economici e utilizzo incontrollato di nuove tecnologie dall’altro.

Non solo. È anche la prima manifestazione della strategia organizzata dai grandi gruppi industriali per continuare a mettere in commercio i loro prodotti, pur conoscendone la dannosità. È una strategia che si ripeterà, con piccole varianti, nei decenni successivi, prima con le sostanze che danneggiano lo strato di ozono posto nella stratosfera (i CFC), poi con l’amianto, con il tabacco, e oggi con i combustibili fossili e il cambiamento climatico.

È una strategia che richiede l’impiego di enormi risorse finanziarie per finanziare organismi di informazione e annunci sulla stampa, il reclutamento di scienziati e personaggi noti al pubblico e spesso anche uomini politici, tutti compiacenti e ben pagati. La strategia non è mai quella di contestare la verità dei dati che risultano dalle ricerche scientifiche, ma di sostenere l’incertezza dei risultati e l’assenza di prove inconfutabili per intervenire. Consiste nello spargere dubbi, come osserva Naomi Oreskes, docente a Harvard di storia della scienza, nel libro Merchants of Doubt, scritto con Erik M.Conway (purtroppo non tradotto in italiano). L’obiettivo non è vincere, è guadagnare tempo e profitti, senza curarsi dei danni all’ambiente e delle vittime che sono intanto provocate.

L’inventore della benzina addizionata con piombo è uno dei più grandi inventori del Novecento, Thomas Midgley. Nel corso della sua attività ha registrato 117 brevetti a suo nome, ricevendo riconoscimenti e premi da tutta la comunità scientifica: divenne anche presidente della American Chemical Society.

Eppure, se cercate su Google, vedrete che è variamente qualificato: “l’uomo che più di ogni altro ha recato danni alla terra”, “l’uomo più pericoloso della storia”, “l’uomo che ha inventato le due sostanze più dannose del Novecento”.

Sarà Midgley, infatti, che risolverà, alcuni anni dopo la nostra storia, il problema della refrigerazione. Fino a quel momento, infatti, per il raffreddamento degli impianti per la conservazione e il trasporto di cibi e materiali deperibili e per i primi frigoriferi di uso domestico si utilizzava la “macchina frigorifera”, basata su un sistema di produzione di ghiaccio con liquidi refrigeranti: si utilizzavano etere o ammoniaca, entrambe altamente infiammabili, o anidride solforosa, non infiammabile, ma altamente tossica (utilizzata proprio dalla General Motors nel 1918 per distribuire il primo frigorifero domestico con il marchio Frigidaire, tuttora utilizzato per indicare genericamente il frigorifero).

Midgley notò che i composti di cloro, fluoro e metano, noti con l’acronimo CFC, non reagivano con altre sostanze, non erano tossici, erano inodori e non erano infiammabili: il sostituto ideale degli agenti refrigeranti allora in uso. Sintetizzò allora il CFC-12 (diclorodifluorometano) e nel 1931 la sostanza fu messa in commercio con la denominazione di Freon da una società costituita da General Motors e da DuPont, Kinetic Chemicals, di cui lo stesso Midgley era direttore.

Il freon fu uno dei più grandi successi della chimica del secolo scorso: rivoluzionò l’industria della refrigerazione, il sistema alimentare e i costumi della popolazione dei paesi più sviluppati.

Negli anni Cinquanta del secolo scorso il frigorifero diviene così un elettrodomestico presente in ogni casa; gli alimenti sono agevolmente trasportati da un continente all’altro, dando luogo a quella i sociologi hanno definito la internazionalizzazione del gusto (un fenomeno opposto a quello attuale del kilometro zero); sono sviluppati i cibi surgelati, confezionati con largo anticipo rispetto al consumo. Il freon sostituì anche le sostanze precedentemente usate per gli impianti di condizionamento, rendendoli più sicuri ed economici. Negli anni seguenti furono sintetizzati nuovi CFC: il CFC-11 fu utilizzato per la costruzione di isolanti termici nelle abitazioni e, insieme al CFC-12, fu impiegato come propellente nelle bombolette spray.

Due chimici statunitensi progettano per conto dell’Agenzia statunitense di entomologia quella che diverrà nota come la bug bomb, la bomboletta insetticida che negli anni seguenti proteggerà dalla malaria migliaia di soldati nel Sud est asiatico.

Perché si giunga al successo planetario delle bombolette spray manca però ancora un ultimo passo: alla fine degli anni Quaranta un ingegnere meccanico svizzero-americano, Robert Abplanalp, inventa in un’officina del Bronx una valvola di plastica che, applicata a una bomboletta contenente gas, permetteva con una semplice pressione di espellerne il contenuto. Fino ad allora, si usavano valvole di metallo, che però si corrodevano facilmente ed erano molto più costose (la valvola di plastica costava poco più di 2 centesimi di dollaro, a fronte di 15 centesimi della valvola metallica). Abplanalp fondò la Precision Valve Corporation per la produzione e la commercializzazione delle sue valvole. In pochi anni, le bombolette spray invasero il mercato e il freon risultò il gas ideale per il funzionamento della valvola. Ecco alcuni dati per ciò che riguarda la sola produzione di bombole e bombolette spray: nel 1947, usando valvole di metallo, se ne producevano 4 milioni, quasi esclusivamente per scopi agricoli. Nel 1954 nei soli Stati Uniti si passò a 188 milioni di bombolette al freon. Nel 1968 la produzione aveva superato i due miliardi e nel 1974 i tre miliardi di bombolette: tutto ciò che si poteva spruzzare era offerto nella versione spray. La produzione aveva raggiunto in quell’anno il milione di tonnellate, di cui il 70% utilizzato per le bombolette, per un giro di affari di oltre 100 milioni di dollari all’anno.

Nessuno però si era accorto che i CFC, rilasciati nell’atmosfera, dopo aver vagato per molti anni, raggiungevano la stratosfera e lì distruggevano lo strato d’ozono formatosi nel corso di milioni di anni, che protegge la terra dai raggi ultravioletti. Solo dopo lunga battaglia si giunse al bando dei CFC: oggi lo strato d’ozono si è parzialmente ricostituito. Ma questa è un’altra storia.

Torniamo ora a qualche anno prima e alla benzina con piombo.

Prima di dedicarsi alla soluzione dei problemi posti dalla refrigerazione, Midgley è incaricato dalla General Motors, che negli anni precedenti aveva immesso sul mercato auto ancor oggi famose come Cadillac, Buick, Pontiac, Oldsmobile e Chevrolet, di risolvere il problema, assai comune all’epoca, del motore che “batte in testa”.

L’idea di Midgley fu di modificare non il motore, ma il carburante e scoprì che aggiungendo del piombo tetraetile (noto anche come TEL) il fenomeno si riduceva quasi del tutto. Questa soluzione fu preferita a quella già ampiamente sperimentata negli anni precedenti consistente nell’addizionare alcool o etanolo alla benzina solo perché questo sistema non era brevettabile (chiunque poteva produrre alcol e aggiungerlo al carburante), mentre il primo, una volta brevettato, avrebbe garantito enormi profitti.

Né Midgley né General Motors si preoccuparono del fatto, di cui erano perfettamente consapevoli, che il piombo era una potente neurotossina che, immessa nell’ambiente, vi rimane senza decomporsi o sparire con il passare del tempo. La maggior parte dei circa 7 milioni di tonnellate di piombo che è stato disperso con la benzina addizionata sono così rimasti nel suolo, nell’aria, nell’acqua e nei corpi degli organismi viventi. I danni che esso arreca a tutti i tessuti del corpo, ma in particolare ai reni, al sistema nervoso e al sistema immunitario erano noti già nell’antica Grecia. Poi questa consapevolezza si attenuò nell’antica Roma: un gruppo di ricercatori danesi, esaminando condutture e oggetti di uso domestico rinvenuti a Pompei, ha ipotizzato che fu questa una delle cause della decadenza dell’Impero romano. Durante l’impero il piombo proveniente dalle ricche miniere di Spagna e Grecia fu infatti diffusamente utilizzato, per realizzare le condutture dell’acqua potabile, per addolcire il vino e in molte altre suppellettili di uso domestico. Secondo alcuni, anche la pazzia di Caligola fu dovuta a saturnismo, come allora veniva chiamato l’avvelenamento da piombo.

ll piombo tetraetile fu così messo in commercio nel 1923 senza alcun studio preventivo sui suoi effetti sulla salute né da parte dei produttori né da parte delle Autorità pubbliche statunitensi.

Fu costituita un’apposita società, Ethyl Corporation, costituita da General Motors, da Standard Oil e da Du Pont (Midgley ne era vicepresidente); il nome Ethyl fu studiato appositamente per non evidenziare la presenza del piombo e mettere in allarme i consumatori e i lavoratori degli stabilimenti dove il prodotto era preparato. In poco più di dieci anni, la benzina addizionata con il piombo costituiva l’80% delle vendite del carburante, con un ricavo di oltre 300 milioni di dollari per la Ethyl Corporation.

General Motors, Dupont e Standard Oil, oggi Exxon, imposero la benzina addizionata con piombo prima negli Stati Uniti, poi sul mercato mondiale, minacciando o diffamando gli scienziati che, negli Stati Uniti e all’estero, avvertivano del pericolo, costringendo al silenzio o convincendo a mentire numerosi esponenti degli uffici sanitari governativi, inducendo la stampa a tacere in merito alle continue morti di lavoratori nei luoghi di produzione del combustibile addizionato e distorcendo e ridicolizzando le proteste degli ambientalisti[i]: secondo General Motors, il divieto o la limitazione dell’uso del TEL, qualificato come “un dono di Dio”, avrebbero determinato un crollo dell’economia statunitense.

La produzione si diffuse così su scala globale e milioni di tonnellate di benzina con piombo furono vaporizzate nell’atmosfera e nell’ambiente: in alcuni centri urbani, la concentrazione di piombo nell’aria aumentò del 65%.

Uno studio del 1985 dell’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (EPA) ha stimato che nei soli Stati Uniti almeno 5000 persone ogni anno sono morte per malattie connesse con il piombo, mentre da un rapporto presentato al Congresso nel 1988 si può stimare che tra il 1927 e il 1987 almeno 68 milioni di ragazzi hanno presentato alti livelli di intossicazione.

Solo a partire dagli anni Settanta la benzina addizionata con piombo ha cominciato a essere vietata, ma solo alcuni Paesi (Svizzera, Svezia e Norvegia, Repubblica federale tedesca) inizieranno a ridurre il tenore di piombo nelle benzine. Tuttavia, in Europa ancora nei primi anni Ottanta la produzione del piombo tetraetile era di oltre 83.000 tonnellate all’anno.

In Italia le due più importanti aziende per la produzione del piombo tetraetile erano collocate a Fidenza e a Trento.

A Fidenza, dalla fine degli anni Quaranta al 1973, è stato attivo l’impianto della Compagnia Italiana Petroli (C.I.P.), nota come “fabbrica della morte”. Dopo la chiusura, per molti anni l’inquinamento viene ignorato. Bisogna attendere il 1986 perché sia rilevata la presenza di elevatissime concentrazioni di piombo nell’area e vengano finalmente avviate le operazioni di bonifica,

A Trento il piombo tetraetile è stato prodotto dalla SLOI, vicino a Trento, dal 1939 fino al 1978: innumerevoli sono stati i casi di morte e di avvelenamento tra i lavoratori fino a che la fabbrica non fu chiusa. Ancora oggi gran parte del territorio circostante è gravemente inquinata. Le vicende di questa fabbrica culmineranno nel 1978 con la definitiva chiusura, dopo che nel luglio del 1978 diecine di abitanti di Trento presentano un avvelenamento da piombo

Negli Stati Uniti, il divieto giunge solo nel 1986, ben sessant’anni dopo la sua introduzione nel mercato.

Molti hanno qualificato la messa in commercio del piombo tetraetile un crimine dell’umanità.

Chiudo con una notizia finale su Midgley che, come abbiamo visto, si dedicò poi alla ricerca di una sostanza idonea a raffreddare i frigoriferi prodotti da General Motors, non tossica e non infiammabile. E in poco tempo creò il freon, ignaro però, questa volta, delle sue catastrofiche conseguenze che sarebbero state accertate solo molti anni dopo.

L’estro inventivo di Midgley non si fermò qui. Allorché rimase gravemente inabile per la poliomielite nel 1940, si mise a inventare una macchina, basata su un sistema di pulegge, per sollevarsi dal letto senza bisogno di aiuto. Non diversamente dalle altre, anche questa invenzione ebbe esiti dannosi, anche se limitati. Morì infatti soffocato mentre cercava di alzarsi dal letto utilizzando lo strumento di sua invenzione.

Per chi vuole approfondire la storia del piombo tetraetile: Jamie Lincoln Kitman, The Secret History of Lead, in The Nation 2 marzo 2000.

[i] Jamie Lincoln Kitman, The Secret History of Lead, The Nation 2 marzo 2000